L'Edera by Grazia Deledda

L'Edera by Grazia Deledda

autore:Grazia Deledda [Deledda, Grazia]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:57:50+00:00


44

Egli entrò, avvolto nel lungo cappotto bagnato, con una piccola bisaccia in mano: era pallido, ma sorrideva, e i suoi occhi scintillavano. E Annesa, dopo averlo sognato agonizzante, sentì un’angoscia mortale nel vederlo così insolitamente sereno.

Egli disse scherzando:

«Il cavallo l’ho venduto». Poi aggiunse, serio: «Non mi hai sentito passare, poco fa? Ho pensato che il temporale avesse inondato la tettoia: ho lasciato il cavallo da zio Castigu, perché domani lo conduca al pascolo».

Non era la prima volta che questo avveniva, ma ella se ne meravigliò come d’un fatto straordinario. Paulu si tolse il cappotto: ella si affrettò a levarglielo di mano e ricordò la sua preoccupazione durante il temporale.

«Il cuore mi diceva che eri in viaggio», disse sottovoce, poiché le sembrava che il vecchio sentisse ancora. «Ma non ti aspettavamo. Ho ricevuto il biglietto.

Che spavento! Ho avuto la febbre.»

«Lo vedo che tremi», mormorò Paulu. «Sai, invece ho trovato i denari. Aspettami un momento. Vado su e scendo subito.»

Ella fece un rapido movimento verso di lui, lo guardò con gli occhi spalancati: egli l’abbracciò, la strinse a sé, la baciò sulle labbra.

«Sì, ho trovato; ho trovato. Aspettami.»

La lasciò, prese il lume e salì alle stanze superiori. Ella non sentì la stretta, non sentì il bacio, non capì che due sole cose, orribili, orribili.

Egli aveva trovato i denari, egli era passato prima che ella commettesse il delitto e non aveva picchiato alla porta. Sedette sul gradino della scala al buio, col cappotto grave e umido sulle ginocchia, e le parve che un peso enorme la schiacciasse. Egli era passato e non l’aveva avvertita: egli era salvo ed ella era perduta.

Ma la stessa disperazione le diede un impeto di forza: si ribellò al dolore, al rimorso, alla paura, a tutte le cose terribili che l’avvolgevano e la soffocavano come la coperta aveva soffocato il vecchio. S’alzò, lasciò cadere il cappotto, attraversò l’andito e aprì la porta che dava sull’orto. Vide lo sfondo lunare del cielo argenteo sopra il bosco nero, e respirò.

«Ho fatto tutto per lui», pensò, intrecciando con moto convulso le mani. «Ero cieca, non vedevo, non sentivo. Ed egli è passato e non mi ha avvertito! Egli mi ha scritto che voleva morire e invece sperava ancora. Mi ha ingannato… mi ha ingannato…»

Paulu la sorprese sul limitare della porta spalancata. e pensò che ella avesse aperto per uscire con lui nell’orto, come di solito facevano. La prese quindi per la vita e la trascinò con sé. Il terreno era umido, la notte fresca: l’acqua del fossatello in fondo all’orto, ingrossata dall’acquazzone, brillava alla luna; dal bosco veniva un odore di erba e di terra bagnata: Annesa non si accorgeva di nulla, ma Paulu, nonostante la stanchezza del viaggio, provava una eccitazione febbrile, sentiva la dolcezza della notte, voleva partecipare la sua gioia all’amante. Gli pareva giusto, dovendo farsi perdonare da lei qualche torto. Non s’avanzarono fino al bosco troppo umido, quella notte: rasentarono la casa, e si fermarono vicino alla porticina del cortile.

«Ti sarai spaventata», egli disse, tenendola sempre stretta a sé.



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